di Monica Micheli*

La dipendenza affettiva va considerata alla stregua delle altre dipendenze?

Il gioco, il fumo, le sostanze stupefacenti, l’alcool, il sesso…

Il desiderio compulsivo rispetto a questi temi è cosa nota e, anche se non a sufficienza, le istituzioni hanno attivato negli ultimi  anni diverse campagne di sensibilizzazione e strumenti utili a prevenire e a contrastare tali dipendenze.

Meno noto e considerato è un altro tipo di dipendenza, quella affettiva o altrimenti detta d’amore.

Lungi dal ricordare scenari romantici bucolici, questa rischia spesso di trasformarsi in un disturbo psicopatologico che ha a che fare poco con l’amore per l’altro e molto con lo scarso amore per se stessi.

 

I drogati d’amore tentano di ottenere il proprio senso di sicurezza e di valore di sé attingendolo da un’altra persona.

Tentativi destinati a fallire, naturalmente, perché una relazione sana si basa su principi ben diversi: in primis, per l’appunto, la coscienza, l’apprezzamento e il rispetto di sé.

 

Quali sono le cause della dipendenza affettiva?

In genere si ritrova in individui – molto spesso donne – che hanno avuto trascorsi familiari travagliati e incoerenti, che nutrono una bassa autostima e che, non avendo avuto modelli relazionali positivi, si sono affidate crescendo alle immagini poco veritiere di romantiche storie d’amore, piene di passione immarcescibile.

 

In nome di tale visione idilliaca, chi è affetto da love addiction tende ad annientare il proprio io in nome dell’altro, desiderando fondersi con esso.

La paura di perdere il partner è costante e richiede continue conferme, molto stressanti per l’oggetto di tali attenzioni, che alla lunga interromperà il rapporto.

E la storia ricomincerà daccapo, con il rinnovato proposito del drogato d’amore di “cercare qualcuno diverso da quel tipo” e di “andarci piano”.

 

Il problema, però, non risiede nell’altro, ma nel modello relazionale che il love addicted continua a perseguire.

Come si esce, allora, dalla love addiction?

Intanto dobbiamo porci delle domande:

  • Ci sono delle somiglianze tra il tuo modello relazionale ideale e quello appreso dal nostro ambiente familiare d’origine?
  • Saresti in grado di stare 6 mesi senza ricercare in alcun modo un nuovo contatto affettivo, investendo invece il tempo su di te, sulle tue passioni, i tuoi sogni?
  • Sei in grado di riconoscere le tue debolezze o incolpi sempre qualcun altro per l’insuccesso della relazione?
  • Cosa pensi di te stesso/a? Credi di essere degno/a di essere amato/a o no? Perché?
  • Ti sei mai rivolto/a a uno specialista per avere un consiglio professionale? Se no, perché?
L’unico vero sistema per uscire dalla ruota di criceto della dipendenza d’amore è ritrovare la sintonia con se stessi, la stima di sé.

Se per fare ciò può essere utile un aiuto professionale, non esitate a chiederlo: non c’è nulla di cui vergognarsi…

Nel frattempo, ponetevi come obiettivo quotidiano di trovare almeno 15 minuti per curare voi stessi, interrogarvi su cosa vi piace di voi, trovando il coraggio di nutrire i punti di forza e le aspirazioni che ciascuno di noi, nessuno escluso, possiede.

Monica Micheli

Monica Micheli

 

 

Monica Micheli, prima vera esperta di Cucina Afrodisiaca ed Evoluzione Relazionale, owner del web-magazine www.ErosKitchen.com

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