Per una coppia felice, nelle culture occidentali, è comunemente ritenuto che l’esito ideale sia il matrimonio, dunque si pensa che sia l’amore romantico a costituire la base essenziale del successo coniugale. Ma se la base è davvero l’amore romantico, perché alcune relazioni portano al “per sempre felici e contenti” e altre naufragano spietatamente? Perché alcune relazioni sono positive e altre tossiche? È possibile costruire una relazione di successo?

Secondo Roberts (1979) una delle norme che la società usa per misurare una relazione di successo è la stabilità temporale (durata). Tuttavia la durata non può essere una misura oggettiva, in quanto esistono relazioni durature che sono molto disfunzionali. Un’altra norma per misurare la qualità delle relazioni è la felicità personale, termine molto soggettivo quindi discutibile.

Dunque è opportuno domandarsi quali siano i fattori alla base di una relazione di successo.

Numerosi studi indicano che una delle caratteristiche di una coppia felice e sia la soddisfazione relazionale, sebbene la definizione di tale fattore dipenda dal contesto socio-culturale di riferimento (Oner, 2001).

Alcune ricerche indicano che l’amore romantico sia un ingrediente della soddisfazione di coppia solo negli stadi iniziali della relazione, ma potrebbe essere non predittivo dell’esito della lunga durata (Sprecher & Metts, 1999).

Ancora, Rusbult (1980) ha proposto il modello dell’investimento, secondo il quale l’impegno in una relazione intima dipenda da numerosi fattori, tra cui la soddisfazione, e che i livelli di soddisfazione saranno molto più alti quando vi sarà la percezione che la relazione soddisfi i bisogni importanti, ovvero quando le ricompense saranno alte e i costi bassi.

Invece Sternberg (2000) ha proposto una teoria diversa per spiegare la qualità della relazione, basata sui bisogni emotivi individuali. Egli ipotizza che ci siano tre ingredienti primari dell’amore: intimità, impegno e passione.

Queste componenti, da sole o in combinazione, producono 8 diversi tipi di relazioni, tra cui: piacere (solo intimità), infatuazione (solo passione), amore amichevole (intimità più impegno) e amore romantico (passione più intimità). Tutte queste tre componenti sono necessarie per dare vita al perfetto sentimento che porta ad una relazione a lungo termine.

Di questo si è occupato anche John Gottman. Egli, nel libro “Intelligenza emotiva per la coppia”, espone una serie di fattori chiave. Dopo aver studiato circa 650 coppie nel suo Love Lab di Seattle (1970), notò una certa regolarità negli schemi disfunzionali che le coppie in crisi mettevano in atto nel momento del conflitto, arrivando persino a poter prevederne il divorzio.

Egli individua quelli che sono i 7 princìpi di una relazione “emotivamente intelligente” alla base del successo di ogni rapporto di coppia:

  1.  La mappa dell’amore: la forza di ogni rapporto sta nella reciproca conoscenza. Sapere quali sono le riviste preferite del partner, i libri preferiti, le sue canzoni preferite, le sue paure più grandi, i suoi momenti più imbarazzanti, le migliori esperienze, le persone che ammira di più, le sue aspirazioni, le tensioni che sta vivendo e così via. Sentirsi capiti e compresi nel profondo è un dono raro e le coppie dovrebbero scambiarselo di più.
  2.  Promuovere tenerezza e ammirazione: ricordare aneddoti dei primi tempi della relazione, i primi appuntamenti, attuare il corteggiamento, sapere elencare qualità del proprio partner, cercare il contatto con carezze e baci, sono tutti modi per ravvivare il rapporto.
  3.  Avvicinarsi, non allontanarsi: i partner eseguono regolarmente un invito comunicativo per suscitare reciprocamente attenzione, affetto, risate o appoggio (per esempio fare piccole cose insieme, andare ad una festa insieme, trascorrere tempo libero, raccontare la giornata al partner, ecc). Una risposta positiva, come rivolgersi l’un l’altro, è la base della connessione emotiva.
  4.  Lasciare che il vostro partner vi influenzi: i partner dovrebbero essere soci nel prendere decisioni, rispettarsi e tenere in considerazione l’uno le opinioni dell’altro.
  5.  Risolvere i problemi risolvibili: calmarsi a vicenda, fare tentativi di riparazione, raggiungere un compromesso, essere tolleranti nei confronti dei reciproci difetti sono tutte fasi di questo principio. Lamentarsi di ciò che non va, senza rimproverare il partner con critiche personali ne è un esempio: anziché dire «è tutta colpa tua se questo non è pulito, non avrei dovuto darti retta!», potreste dire «eravamo d’accordo che te ne saresti occupato tu. Sono molto irritato per questo». Il ruolo della comunicazione è importante nella generazione di stati emotivi del partner, soprattutto nei conflitti.
  6.  Superare il blocco: ci sono casi in cui le divergenze sembrano abissi incolmabili: uno vuole sposarsi, l’altro partner no; uno è cattolico, l’altro ateo; uno ama stare in casa e l’altro adora le feste. I partner si sentono incastrati in un labirinto in cui non riescono a vedere via di fuga. Si tratta di un blocco. Il blocco è il sintomo dell’esistenza di sogni non avverati o non reciprocamente rispettati. Per sogno Gottman intende l’insieme di speranze, aspirazioni, desideri che fanno parte dell’identità e danno una direzione all’esistenza. L’esempio più banale e immediato è quello dei soldi: sotto il sogno di fare molti soldi può nascondersi un profondo bisogno di sicurezza. Una volta esplicitati i sogni alla base del conflitto, secondo Gottman, si procede con la definizione dell’area minima di intolleranza, delle zone di flessibilità e del compromesso temporaneo cui è possibile giungere per essere una coppia felice.
  7.  Creare significati condivisi: alcune coppie si vantano spesso della loro reciproca indipendenza, salvo poi, a distanza di anni, sentirsi vuoti, superficiali, poco intimi e distaccati. Iniziano a chiedersi «tutto qui?». Questo accade perché ignorano che la relazione può avere anche una dimensione spirituale, in cui vi sia la ricerca di una vita interiore da condividere, una cultura ricca di simboli e rituali, una valutazione dei ruoli e degli scopi che aiuti a comprendere il significato del far parte della famiglia che sono diventati. Alcuni esempi sono: pranzi festivi (Natale, Pasqua, ecc), riunioni serali per raccontarsi la giornata, i divertimenti del weekend, la celebrazione delle ricorrenze (compleanni, anniversari), le vacanze o i viaggi, i valori comuni, i traguardi comuni, i simboli, ecc.

Conoscevate questa interessante teoria di Gottman? Avete una vostra personale ricetta da seguire per essere una coppia felice? Ditecelo nei commenti!

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