A volte spariscono. Sono quelle persone che chiudono una relazione facendo perdere le proprie tracce e rifiutando ogni genere di comunicazione

A tutti è capitato almeno una volta di chiudere una storia d’amore.

Molte volte si tratta di una decisione sofferta e piena di dolore.

Altre volte il distacco è quasi fisiologico.

Ma sta prendendo piede sempre più spesso una metodologia definita ghosting, ovvero sparire al pari di un fantasma (ghost, per l’appunto, in inglese), senza lasciare traccia né possibilità di riscontro da parte del partner.

Chi è maggiormente predisposto a mettere in atto tale comportamento?

Si tratta di un atteggiamento estremamente egoistico e per nulla empatico.

Svanire nel nulla comporta, per chi viene lasciato, un disagio enorme, dovuto al fatto di sentirsi non solo abbandonato, ma usato e denigrato.

Praticare il ghosting equivale al rifiuto di rapportarsi in maniera matura e consapevole con un proprio pari, fronteggiando le inevitabili discussioni che è bene comporti la rottura di un rapporto.

Le conseguenze per chi subisce questo comportamento potrebbero essere gravi non solo a livello psicologico, ma anche fisico, dal momento che si attivano le aree cerebrali deputate al dolore corporeo.

A favorire il ghosting, negli ultimi decenni, è stato l’uso sempre maggiore dei social e delle comunicazioni tecnomediate, che hanno come deriva l’incapacità di affrontare una comunicazione viso a viso.

L’impossibilità di scorgere le espressioni, di sentire il tono della voce, di interpretare i movimenti corporei della persona che dovremmo avere di fronte fisicamente ci fa sottovalutare, o peggio, non comprendere la portata degli effetti della nostra non-comunicazione.

Se anche voi siete tentati di praticare il ghosting, vale la pena fermarsi a riflettere se non state rinunciando a una parte sostanziale della vostra umanità a favore delle estensioni tecnologiche.

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